No al nucleare

23 Maggio 2008

Ecco 5 buoni motivi per cui diciamo NO al Nucleare. Non è una posizione ideologica che per altro non ci appartiene, ma si basa su un ragionamento, secondo noi, logico, supportato d’altro canto dalle nuove politiche di Germania e Francia che vanno verso un depotenziamento di questa risorsa, sviluppando parallelamente investimenti in fonti alternative rinnovabili, come eolico e biomasse. Dobbiamo ammetterlo, sulle politiche energetiche questi due Paesi in questi anni ci hanno dato seri punti.

  1. le Centrali creano scorie che vanno smaltite. Soltanto gli impianti di 4a generazione eviteranno questi problemi, ma per essi occorrerà purtroppo attendere ancora una ventina d’anni. Vogliamo forse creare un caso Campania, di portata ambientale ancora più grave? Onestamente siamo per robe meno complesse e roboanti, ma altrettanto efficaci.
  2. Il nucleare richiede ingentissimi capitali, che presuppongono anche un investimento dello Stato, come accade in Francia. Con le fonti rinnovabili gli investimenti sarebbero decisamente inferiori e potremo pensare di dare il tutto in gestione ai privati.
  3. Non è il futuro. E’ dimostrato come l’atomo sia ormai una risorsa sempre più limitata sulla terra, per cui non è al momento una prospettiva efficace e remunerativa nel lungo periodo.
  4. L’implementazione del nucleare non significa soltanto centrali, ma significa la gestione di un sistema più complesso. Saremo capaci di gestirlo? Sarà così immediato trovare siti disponibili, visto il principio diffuso del Nimby? Il rischio è di andare allo scontro con le comunità locali, che in un momento come quello attuale deve essere l’ultima intenzione. Respingono le discariche e i termovalorizzatori, figuriamoci se sono per le centrali nucleari, anche se avessero un impatto ambientale pari a 0.
  5. L’iniziativa va contro la volontà degli italiani, certificata da un referendum e da vari sondaggi recenti che pur nella loro scarsa affidabilità statistica danno comunque tutti un’indicazione significativa e unica di quella che è la volontà della maggioranza degli elettori. Questa volta le richieste di Confindustria non possono essere un pretesto.

Rinnovabili: Biomasse, Lunigiana e il suo futuro, non solo energetico

29 marzo 2008

Grande partecipazione al seminario promosso da Coldiretti Massa Carrara al Castello di Licciana Nardi. Un nuovo ruolo per l’agricoltura. Filiera bosco-legno-energia prossimo step. Oltre 7 milioni di euro destinati dal Piano di Sviluppo Regionale per la Lunigiana.
Anna Annunziata, Consigliere Regione Toscana: “No a grandi impianti”.

Si chiamano agrienergie la nuova frontiera per l’agricoltura della Lunigiana. Forte di un patrimonio boschivo enorme – circa 65 mila ettari con un indice di boscosità del 66% contro il 21% della zona di costa – e di caratteristiche ambietali uniche, la Lunigiana potrebbe, da qui a qualche anno, essere autonoma dal punto di vista energetico con notevoli effetti, positivi naturalmente, per voci come occupazione, ambiente, tutela e mantenimento dei boschi, e naturalmente economia. E l’agricoltura in questa nuova sfida che guarda al futuro giocherà un ruolo sicuramente fondamentale. Lo prevede una apposita legge nazionale che conferisce all’azienda agricola nuovi compiti, tra cui, appunto, la produzione-trasformazione di energia attraverso metodi come biomasse, ma anche fotovoltaico, geotermico ed eolico. Previsti impianti in formato mini (al massimo 1Mkw) che siano in grado di garantire l’apporto energetico (calore e elettricità) necessario al borgo, quartieri, o strutture come accade per esempio nella sede della Comunità Montana della Lunigiana a Fivizzano riscaldata da biomasse.
Flash sul futuro, che poi non è nemmeno troppo lontano, sono arrivati dal seminario promosso da Coldiretti Massa Carrara e Iripa Toscana, l’Istituto Regionale Interventi Promozionali in Agricoltura nell’ambito delle attività previste dal Progetto Equal La Costa della Conoscenza, che si è tenuto venerdì 28 marzo, al Castello di Terrarossa, nel Comune di Licciana Nardi (Ms). Grande la partecipazione a dimostrazione che l’argomento è molto sentito soprattutto in Lunigiana.
Il punto di partenza è chiaro e condiviso da tutti, Regione Toscana compresa come dimostra lo stesso Piano di Sviluppo Rurale: il legno in Lunigiana non manca (si stima che sia sfruttato solo il 10% del potenziale legnoso offerto spontaneamente dai boschi lunigianesi per uso domestico) come non manca in Toscana. Non mancano nemmeno le aziende agricole (l’80% delle totali in Provincia di Massa Carrara si trovano proprio in Lunigiana). E nemmeno le risorse grazie al Piano di Sviluppo Rurale della Regione Toscana che ha stanziato, per la Lunigiana, oltre 7 milioni di euro da qui fino al 2010; molte delle misure contenute nel documento privilegiano infatti, il campo delle energie rinnovabili e gli investimenti (misura 121, 123 A e B, 311 a.3) di tutte quelle aziende agricole che ci scommetteranno. Ed è proprio su questi particolari punti, contributi e risorse, costi e agevolazioni, a cui il seminario ha mirato. “Le energie rinnovabili – ha detto Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti durante l’intervento di apertura dell’incontro a cui erano presenti il Sindaco di Licciana, Enzo Manenti, l’Assessore Provinciale, Raffaele Parrini e il Consigliere Regionale, Anna Annunziata – ed in particolare le biomasse sono un’opportunità da non lasciare scappare. Si profila una nuova agricoltura. Ora dobbiamo creare le condizioni per mettere in rete la filiera bosco-legno-energia attivando forme consortili tra imprenditori-agricoltori che siano in grado di farla funzionare. Per attivare la filiera c’è bisogno di chi taglia e raccoglie e di chi trasporta. Finalmente siano ad una fase molto avanti e stiamo lavorando, in accordo con gli enti locali, Provincia, Comunità Montana, e aziende agricole per creare ad hoc un protocollo d’intesa”.

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Varese Ligure: un esempio virtuoso da imitare

20 novembre 2007

Varese_Ligure-2A poche decine di chilometri dal mio comune c’è un piccolo centro ligure che merita di essere segnalato perché uno dei simboli in Europa per efficienza e sostenibilità ambientale.

Si tratta del comune più virtuoso da un punto di vista di efficienza energetica: pensate che produce il 324% dell’energia che consuma, l’avanzo naturalmente lo rivende (all’Enel!)… Tutta energia pulita, s’intende! Vi è presente la più potente centrale eolica del nostro Paese.
Si chiama Varese Ligure, si trova nell’area della Val di Vara, sotto la provincia di La Spezia, ha 2.300 abitanti ed un territorio molto esteso di 14.000 ettari. Nel 2006 il Touring Club Italiano gli ha assegnato la bandiera arancione come riconoscimento di uno dei più bei borghi d’Italia.
L’home page del sito del Comune recita così: <<Varese Ligure è il primo Comune in Europa che ha ottenuto la certificazione ambientale ISO-14001, rilasciata dal Rina (Registro navale italiano) e la registrazione EMAS da parte del Comitato Ecolabel-Ecoaudit che hanno accertato significativi processi di efficienza ambientale, hanno verificato l’assenza di agenti inquinanti (ossido di carbonio, inquinamento acustico ed elettromagnetico), hanno garantito la qualità dei servizi urbani (gestione dei rifiuti, trattamento delle acque, servizi alle imprese, trasporti, tutela del paesaggio) ed hanno riconosciuto la valenza turistica del territorio. L’adozione di politiche ambientali “all’avanguardia”, ha contribuito a proporre Varese Ligure come una nuova e valida alternativa turistica che, offre al visitatore la possibilità di scoprire il fascino e la suggestione di testimonianze storiche ed artistiche uniche nel loro genere e di addentrarsi nell’importante patrimonio naturalistico della “Valle del biologico” così ribattezzato grazie all’abilità delle imprese varesine del settore agricolo e zoologico di saper coniugare un’attività imprenditoriale con il rispetto della natura del luogo, che gli ha permesso di ottenere il marchio di qualità ambientale e di mettere in moto un commercio di carni e formaggi non trattati, rivolti al mercato biologico che costituisce una forma di ricchezza e di distinzione.>>

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Un piccolo esempio di città futura

26 ottobre 2007

 

Sono stato recentemente a Neckarsulm, una piccola e ricca cittadina del Baden Wurttemberg, nel Sud-Ovest della Germania, ed ho potuto constatare con piacere, come nonostante la presenza di grandissime fabbriche, alcune di marche prestigiose (Audi), sia molto sentita da parte del governo e della comunità locale (anche di origine straniera) l’esigenza di creare una città a misura d’uomo, una città sostenibile.

Mi ha colpito in particolare la cura e la “cultura” verso la raccolta differenziata, ormai praticata da qualche decennio, così come la larga diffusione dei “mulini” per la produzione di energia eolica e dei pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici sia privati che pubblici, malgrado un clima non certo favorevole alla produzione di energia solare.

Credo che le nostre città dovrebbero prenderne esempio…

 

NECKARSULM: SUSTAINABLE CITY

The Council is committed to the principle of sustainable development, which means that the council’s aim is to maintain and develop the economic, social and environmental wellbeing of Neckarsulm today and for generations to come.

To realize sustainable development we must e.g. recognise that resources are limited and that the way we all live our lives has an environmental impact. One of the key issues is that of global warming, caused by the burning of fossil fuels. Therefore the city council promotes the greater use of renewable energy, especially solar energy in the cities district Amorbach.

Solar City Amorbach

Neckarsulm is renowned as a solar city, winning the Eurosolar “Deutscher Solarpreis 1998” for its development of the suburb Amorbach. The planed results are impressive: fifty per cent of the heating needs in the homes of 2,000 people, a school and a shopping centre will be supplied by solar heat from a collector area of ca. 12,000 m². The CO2 output will be reduced by 80%. Today the city has already realized a collector area of total 8,000 m². To reach this goal Europe’s first “long-term duct storage” (called earth probe accumulator in the picutre below) is developed.
Heat collected in spring and summer by sun collectors installed on the roofs of buildings in Amorbach will be stored in the soil: warm water heated up to 80° C is lead 30 m deep into the soil with the help of so-called vertical running ducts (U-pipe). In the soil the heat of the ducts is absorbed by the surrounding soil and then stored up ready for the cold times of the year.


Il nostro futuro sta anche qui…

21 settembre 2007

riducoCO2Recentemente è stato presentato a Roma uno studio dal titolo “Le fonti rinnovabili per l’energia elettrica in Europa”,da parte di Nomisma Energia per conto del Gestore dei Servizi Elettrici, volto a fare il punto della situazione circa la produzione nel nostro Paese di energia elettrica da fonti rinnovabili e sulla sua posizione nello scacchiere europeo.
Ebbene, secondo tale studio, la domanda energetica dell’Europa fra il 1997 e il 2005 è salita di 117 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep), crescita coperta per oltre 1/6 da fonti energetiche rinnovabili (FER). La dipendenza da importazioni energetiche dall’estero, in particolare di gas dalla Russia, è salita a oltre il 50%, mentre sta diventando più difficile il raggiungimento dell’obiettivo di Kyoto di riduzione delle emissioni dell’8% nel 2010 rispetto al 1990. In questo contesto, lo scorso marzo, il Consiglio europeo ha deciso di rafforzare la strategia per lo sfruttamento di queste fonti rinnovabili fissando, per la prima volta come vincolante, l’obiettivo del 20% nel 2020 del loro contributo sul totale dei consumi energetici. È un obiettivo ambizioso, in particolare se si tiene conto che oggi non si supera l’8%.

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